lunedì 19 maggio 2014

Casa del Cinema: Alain Robbie - Grillet - uno scrittore prestato al cinema

SPOSTAMENTI PROGRESSIVI DEL PIACERE
Ci si chiede se per descrivere la scena di un ipotetico crimine a sfondo sadomaso ci vogliano ben 108’ di nudi integrali ricoperti di vernice rossa. Grazie anche alla complicità di Trintignant, nelle vesti di un maldestro ispettore di polizia, il film vorrebbe denunciare il potere costituito dallo Stato e dalla Chiesa, ma non ci riesce. E’ stato definito un film visionario. Sembra invece che le visioni siano fin troppo scontate con due segni “magici”: una bottiglia rotta – arma del delitto e una scarpetta – fetish. Evidentemente Alain Robbe – Grillet ha scambiato il set cinematografico per teatro d’avanguardia, abituato alla sua prima vita di scrittore. All’epoca (1974), come era doveroso,  il film venne stroncato dalla critica. L’unica cosa che si potrebbe salvare è il sonoro sapientemente costruito da Michel Fano. Viene il sospetto che il linguaggio cinematografico trasgressivo utilizzato sia stato semplicemente un mezzo pubblicitario per attirare nelle sale la curiosità dello spettatore. Anche adesso abbiamo esempi simili. Quando nel 2012 è uscito il film “E la chiamano estate” di Paolo Franchi, con Isabella Ferrari, venne sfruttato il clamore di scene scandalose opportunamente sparse qua e là in una trama però vuota.

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