giovedì 22 maggio 2014

67° Festival di CANNES - Recensione della proiezione al cinema del 21 maggio












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Maps to the stars    di David Cronenberg ( USA, Canada 2014)


La Psiche come filo conduttore del film. Il cineasta Cronenberg non si smentisce. Dopo aver realizzato "A dangerous method", film didascalico, ritorna ad essere regista visionario. Sto ancora facendo l'elenco  dei riferimenti alle numerosissime citazioni presenti nel film. Spicca su tutte, ripetuta fino all'ultimo fotogramma del film, la poesia di Paul Eluard che è un inno alla LIBERTA'. Le citazioni di artisti come Sahara Horowitz (arti grafiche), Emma Watson, precoce attrice nell'arte della recitazione, famosa per la saga di Harry Potter, sono quelle che sono riuscito a registrare. Ma anche il riferimento ad  un cult della pellicola "Il Cacciatore" con la scena della roulette russa. Addirittura viene letteralmente citato il programma dei 12 passi di Alcolisti Anonimi, con la protagonista Agatha che fa ammenda verso i propri genitori, il padre noto psicoteraupeta televisivo (J. Cusack) e la madre  (Olivia Williams) manager del giovane figlio. La duplice narrazione, che si svolge intorno agli Studios con, da una parte la  famiglia di  Agatha  e del fratello, bambino prodigio della TV, e dall'altra l'attrice Havana Segrand, si fonde in una unica tragedia dove le ossessioni del passato, non più modificabile, prendono il sopravvento su tutto e tutti. Il giovanissimo pargoletto prodigio  Benjie Weiss (Evan Bird), fratello di Agatha, è l'emblema della vacuità del mondo globale di oggi. Ma i suoi genitori nascondono una verità inconfessabile. La narrazione prende per mano lo spettatore e magistralmente gli fa scoprire, passo dopo passo, la verità. La stagionata attrice Havana, interpretata da una intramontabile Julliene Moore, fa da spalla alla buona riuscita della trama, permettendo ad una bravissima Mia Wasikowska (Agatha) di chiudere il cerchio. Bravo pure Robert Pattinson nella parte di un artista in cerca di successo, e noto al pubblico per la famosa serie di H. Potter come Edward Cullen e nella saga di Twlight. Insomma si può dire che Cronenberg non si è fatto mancare proprio nulla. La sceneggiatura ha comunque qualche cosa in più non strettamente necessaria, come per esempio la scena della roulette russa prima citata, che tuttavia fornisce nuovo slancio al ritmo della narrazione. Infatti il film lascia lo spettatore senza fiato fino al finale noir horror. Ovviamente Hollywood ne esce a pezzi con una statuetta dell'OSCAR utilizzata come arma letale.
Mi sembra meritevole riportare una parte del testo della poesia di P. Eluard:
Sui miei banchi e sugli alberi
Sulla sabbia e sulla neve
Io scrivo il tuo nome
[. . .] 
Su ogni carne consentita 
Sulla fronte dei miei amici 
Su ogni mano che si tende 
Io scrivo il tuo nome
[. . .]

Sull'assenza che non desidera
Sulla nuda solitudine 
Sui sentieri della morte 
Io scrivo il tuo nome

[. . .]
 
E per la forza di una parola 
Io ricomincio la mia vita 
Sono nato per conoscerti 
Per nominarti 
Libertà.

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