L'UOMO CHE MENTE
Il film (produzione Francese/Cecoslovacca) è
stato girato nel 1968 nel nord est della Slovacchia poco prima
dell'invasione da parte delle truppe
del Patto di Varsavia. Alain Robbe - Grillet ha il tempo
di girare questo noir per eccellenza, ovviamente in B & W, con musiche e
suoni adatti allo scopo che sono veramente al di fuori di ogni canone del
linguaggio cinematografico. Siamo nel dopoguerra e in una piccola cittadina
della Slovacchia si aggirano i fantasmi della seconda guerra mondiale. Boris
detto "l'ucraino" (interpretato da un bravissimo e poliedrico Trintignat)
vi fa ritorno per saldare i debiti con il recente passato. Il suo compagno e
amico nella resistenza Jean è atteso dalla moglie, dalla sorella e dalla
cittadina intera. Boris fornisce la propria versione dei fatti, anzi più
versioni ognuna costruita per ciascun personaggio che incontra. Risulta quindi
una storia infinita, anzi un monologo infinito di Boris/Trintignat che, come
ammesso dallo stesso regista, è l'unico interprete del film, con i restanti
attori che sono solamente dei fantasmi. Tra questi si riconosce, come negli
altri film dello stesso Robbe-Grillet, sua moglie Catherine nei panni della
farmacista. Chi conosce la Slovacchia, ricorderà certamente le bellissime
grotte carsiche sotto i monti Tatry, al confine con la Polonia, che fanno da
sfondo ad alcune scene. Al suo termine il film lascia interdetto lo spettatore
per le troppe versioni della verità. Ma forse è questo il messaggio da raccogliere.
Di di ogni guerra vengono scritte versioni dei fatti in contrasto fra loro per
mascherare "cruenti regolamenti di conti" che vengono impunemente
perpetrati approfittando della confusione di quei tragici momenti.
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