venerdì 16 maggio 2014

67° Festival di CANNES - Recensioni delle proiezioni del 15 maggio









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In contemporanea alle proiezioni del 15 maggio, nelle sale italiane sono usciti due film:

PIU' BUIO DI MEZZANOTTE di Sebastiano Riso (Semaine de la critique)

Gli elementi ci sono tutti per far discutere. Una famiglia anaffettiva, le diversità non accettate, il girone infernale della prostituzione nello “zoo” cittadino di Villa Bellini di Catania. L’opera prima di Sebastiano Riso presentato alla Settimana della Critica, sezione collaterale di Cannes, ed uscito in contemporanea nelle sale cinematografiche italiane, merita una particolare menzione. Grazie all’uso sapiente della fotografia con immagini vicine sfocate, zoom piatto, sovraesposizioni, colori accesi, bianchi accecanti, la narrazione non decade da realismo moderno in fiction, come purtroppo generalmente accade. Colpiscono anche i delicati piani sequenza fra cui spicca quello all’interno dell’appartamento del protettore, interpretato da un bravissimo Pippo del Bono, con un gioco virtuoso di specchi. Il grido ultimo di Davide è il grido di una adolescenza tradita dagli adulti, che solamente in se stessa riesce a trovare il calore degli affetti e della condivisione, anche di un tozzo di pane come fa l’amico omosessuale “Rettore” con Davide. E cosa dire poi della breve apparizione del fratello di Davide il quale, contrariamente a lui, riesce comunque a vivere con genitori non-genitori? Ma la vita è anche questa fatta di diversità.

GRACE DE MONACO di Olivier Dahan (Film di apertura)

E’ riuscita a dividere la Grace interpretata da Nicole Kidman. Non poteva essere altrimenti. Il tema, a mezzo secolo dalla scomparsa della Principessa, è ancora aperto. Onestamente, però, non si capisce la contrarietà dei figli, visto che nella finzione cinematografica viene fuori una madre dedita alla famiglia. Forse il fatto che oscuri la figura del Principe Ranieri avrà infastidito la regale stirpe. Ovviamente, trattandosi di una ricostruzione documentale, la stessa è influenzata dal peso dato sia dal regista, ma anche dagli interpreti alle varie fonti fino al punto di poter spostare un equilibrio così precario. Dal punto di vista cinematografico era scontato il prodotto, e diciamo pure che il cast stellare ha fatto il suo dovere. Ci si chiede però quali emozioni avrebbe suscitato nello spettatore la scelta di estendere l’utilizzo del linguaggio sbiadito d’altri tempi del super 8 mm anche ad altre parti del film, soprattutto quelle più intime, e non solo all’inizio e al termine della pellicola. Qualcuno ha scritto che la scelta di inaugurare la Rassegna con “Grace de Monaco” non sia stata indovinata. Ma qui valgono gli equilibri che un grande Festival come quello di Cannes, vetrina mondiale del Cinema,  debba purtoppo mantenere.

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