mercoledì 18 giugno 2014

67° Festival di CANNES - Rassegna romana - Premio miglior sceneggiatura

Leviathan di Andrei Zvyagintsev (Russia 2014)
Con Aleksey Serebryakov (Kolia), Elena Lyadova (Lilya), Vladimir Vdovichenkov (l’amico avvocato):
Uno spaccato sulla  Russia di oggi che vent’anni fa sarebbe stato impossibile realizzare. Sebbene il potere dello Zar e dei Soviet sia un ricordo lontano, sembra che il tempo non sia passato e il Potere riesce ancora a stritolare il singolo. I riferimenti sia biblici sia filosofici sono fin troppo evidenti già nel titolo stesso. Infatti questo è stato preso in prestito non solo dal Libro di Giobbe dell’Antico Testamento, ma anche dal trattato del 1651 del filosofo Hobbes e la sua teoria dello stretto connubbio tra potere temporale, nel film rappresentato dall’avido sindaco  Vadim Sergeyich e i suoi accoliti, e potere religioso, rappresentato dal locale Pope. E’ un film da mille sfaccettature e linguaggi (140’), ma quello che è davvero sconvolgente è la quantità illimitata di vodka che i vari personaggi riescano a bere in qualsiasi situazione. La narrazione è ambientata in una zona costiera solitaria del nord della Russia bagnata dal mare di Barents. Il protagonista Kolia e la sua giovane moglie Lilya vivono serenamente insieme al figlio adolescente di lui Roman, avuto dal matrimonio precedente. Su Kolia si abbatte però l’avidità del Sindaco, il tradimento dell’amico avvocato, il suicidio di Lilya, con un susseguirsi di eventi che lo mettono a dura prova. Nonostante la sua resistenza a tali accadimenti sconvolgenti, Kolia è costretto a perdere tutto, forse perché non si è reso conto di essere, come tutti gli esseri umani, “una foglia al vento”.

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